lunedì 20 maggio 2013

Take Shelter (recensione)


Trama. Curtis LaForche (Michael Shannon) è un uomo tranquillo che vive in una piccola cittadina dell'Ohio, assieme alla moglie Samantha (Jessica Chastain) e alla figlia Hannah, sorda dalla nascita. Un giorno Curtis inizia ad avere delle terribili visioni su violente tempeste, che decide di tenere per sè. Ma con l'aumentare delle allucinazioni, l'uomo inizia a comportarsi in modo ossessivo, arrivando a costruire un rifugio nel cortile per proteggere la sua famiglia dalle minacciose tempeste. Il comportamento apparentemente inspiegabile di Curtis genera tensioni nel suo matrimonio e conflitti con gli altri abitanti della comunità...




  
Recensione di Sara 
 Il regista Jeff Nichols, alla sua seconda pellicola, riesce ad insinuare lentamente nello spettatore il dubbio sulla reale sanità mentale del protagonista. Sì perché inizialmente si è portati a credergli e non capire perché il resto delle persone lì accanto non vedano quello che sta succedendo, ma man mano che proce il film iniziano a sorgere anche a noi i dubbi fino alla rivelazione, presunta o meno, finale. Questo grazie alla contrapposizione di due elementi. La prima è costituita dalla capacità del regista di creare dei sogni altamente reali e non far comprendere, subito, a chi sta guardando se finalmente i presagi di Curtis si stiano avverando oppure sia solo l'ennesimo sogno. Il secondo è la realtà vera e propria dove lo spettatore è cosciente di star guardando la vita reale dell'uomo dove i suoi attacchi di panico, le sue visioni, ci portano sempre più a pensare che una malattia psichica si stia facendo strada in lui.

E' un viaggio nell'oblio della mente sia per chi sta guardando il film, ma soprattutto per Curtis la cui oscurità si fa largo in lui parallelamente alla sua discesa nella creazione del rifugio sotteranneo anti tornado. Ogni qual volta sogna di qualcuno che gli sta accanto e questo si comporta in maniera aggressiva (il cane che lo azzanna, la moglie che tenta di accoltellarlo) lui li allontana, si crea una sorta di barriera, un rifugio simbolico dal mondo per cercare di sopravvivere. "Take Shelter", prendere rifugio appunto. Un rifugio da una calamità naturale imminente, ma soprattutto, un rifugio da se stessi e per la propria famiglia, per difenderla da quello che Curtis sta diventando.


 Sogno e realtà. In quanti film è stato trattato questo argomento, da "Il cigno nero" di Aronofsky all'Inception" di Nolan. Soprattutto in quest'ultimo, la scena finale, lascia allo spettatore decidere se sia realtà o viaggio onirico. Secondo me, Nichols, ha fatto lo stesso con l'ultima sequenza di questo film. Curtis e la famiglia sono in vacanza riposo al mare, ad un certo punto vedono avvicinarsi delle trombe marine, anche la moglie percepisce la pioggia arancione che l'uomo ha sempre visto nei suoi sogni, e il film si chiude. Ennesimo presagio della mente del protagonista o, finalmente, realtà che scagiona l'uomo da qualsiasi malattia mentale? Lungi dal regista darci una risposta e, esattamente come Nolan, lascia allo spettatore il compito di decidere il finale. Al personaggio interpretato magistralmente da Michael Shannon ci si affeziona perché è un uomo fragile, impotente davanti a quello che prova, che vuole solo difendere la sua famiglia da una minaccia ignota: è lui la minaccia per loro o è qualcosa di esterno che ancora deve sopraggiungere? Come si combatte un nemico senza volto ed identità, è questo uno dei temi presenti nel film, ma che il regista giocando sulle metafore e sul non detto, svicola nel dare una risposta.


 Quello che invece non manca è la creazione perfetta di una cittadina americana che sembra uscita dagli anni Cinquanta con le persone che fingono che sia tutto perfetto: andando in chiesa, non mancando mai al pranzo della domenica. Curtis diventa per la comunità, quindi, l'elemento di disturbo capace di trascinare nel baratro la sua famiglia a causa delle sue paure di innescare delle dinamiche lontane dal comportamento consono che una persona dovrebbe avere in una cittadina. E' difficile, poi, incastrare la pellicola in un determinato genere riuscendo a toccare alti picchi di drammaticità in parallelo a quelli che lo incasellerebbero in un thriller-psicologico. In entrambi i casi, poi, il regista riesce a riportarci alla mente opere di un cinema ormai in disuso che solo registi come Alfred Hitchcock erano in grado di creare.Ed è proprio questo, assieme alla scelta di Michael Shannon e di una delicata ma al contempo decisa, Jessica Chastain, la forza del film. Due ore di proiezione intense che non ti permettono di fuggire grazie all'uragano Michael Shannon. Da vedere assolutamente.

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  Recensione di Fabio
 Esattamente due anni fa veniva presentato a Cannes dove vinceva il Gran premio nella sezione collaterale della Settimana Internazionale della Critica. Un festival, un anno magico per Jessica Chastain protagonista dei due film più belli della rassegna e probabilmente di tutto il 2011: “The Tree of Life” e appunto “Take Shelter”. L'opera seconda di Jeff Nichols, che aveva esordito qualche anno prima con “Shotgun Stories”, ottimo ritratto di un'altra America, è un gran film. Un viaggio nell'ossessione come poche volte si è visto al cinema. Intimista-familiare, un po' alla Sundance (e al festival del cinema indipendente era stato presentato in anteprima), psicologico, ma anche con una forte carica simbolica. Impossibile non pensare all'ansia americana di sicurezza post 11 settembre. (Sono film molto diversi, ma l'ossessione di Curtis-Shannon nel costruire il rifugio mi ha anche ricordato quella del protagonista del bel "Vegas" di Amir Naderi che scava nel giardino...).


Con grande abilità Nichols fa respirare allo spettatore tensione e angoscia per tutto il film (due ore), senza azione in pratica. Contributo fondamentale alla riuscita dell'opera lo dà la monumentale interpretazione di Michael Shannon, già diretto da Nichols in “Shotgun Stories,” strepitoso in un ruolo, quello del paranoico, perfetto per lui (e ormai abituale). Jessica è una spalla perfetta e regala un altro ritratto di moglie e madre più che convincente portando a casa anche diversi premi della critica americana. 


 

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