giovedì 6 giugno 2013

Jolene (recensione)

Trama. La giovane orfana Jolene (Jessica Chastain) sposa, a soli 15 anni, un ragazzo ingenuo sperando che possa darle quel futuro roseo che la vita le ha tolto. La scelta sbagliata porterà la ragazza prima a tradirlo con lo zio Phil (Dermot Mulroney) per poi fuggire in autostop vivendo nuovi sbagliati amori e nuove vita di cui, la candida Jolene dell’inizio, è solo un lontano ricordo. Una serie di disavventure, di relazioni sfortunate che sono destinate a interrompersi proprio quando Jolene sembra avvicinarsi alla vita che desidera. 




 Jolene, il dipinto di una vita 


di Sara "Skeeter" & Alis 


La vita può essere una pennellata di colori vivaci tanto quanto di colori tetri e bui. Lo sa benissimo Dan Ireland che per il suo intenso film Jolene (2008), decide di raccontare la storia di questa ragazza attraverso un parallelo, sotteso ma evidente, con la pittura.
Amore. Jolene è il simbolo, la parabola ascendente e discendente della continua ricerca proprio di questo sentimento. Ragazza adolescente, sballottata da una famiglia all'altra, fra madri surrogate invidiose della sua bellezza, che la maltrattavano e padri che prima di tutto esercitavano la loro podestà di uomini, facendo leva sull'ingenuità e servendosi del suo corpo, Jolene è storia di vita, un esempio di come gli errori e le debolezze che spesso caratterizzano l'essere umano, servano a maturare e soprattutto quanto la ricerca della felicità e dell'amore rappresentino il culmine, la piena realizzazione di ciò che è la vita.
 
Nelle circa due ore di viaggio, fra le avventure, sfortune e storie, per così dire, d'amore, assistiamo alla maturazione, allo sbocciare di questa giovane donna, una diciassettenne che, come afferma lei stessa, ne sente e dimostra ventisette. L'arte è l'unica cosa che fin da piccola riesce a risollevare il suo stato d'animo, la valvola di sfogo principale. È particolarmente brava nel dipingere le situazioni che vive in prima persona, le persone che incontra nel suo cammino, quello di miglioramento, che corre in parallelo: campo artistico e campo umano, morale e sentimentale.

"If they didn't have a mirror, they had me” è una delle sue battute, detta durante l’internamento in una clinica psichiatrica appena 17enne. Con la sua pittura ritrae i volti di quelle ragazze che un volto non hanno, perché sono state private della loro identità, di quegli affetti che le tenevano ancorate alla sanità mentale. Il cinema è la settima arte, la pittura è la seconda; entrambe catalogabili come  Arti visive che, allo sguardo, suscitano un’emozione intensa. Jolene si apre con un quadro di una donna coi capelli rossi stesa su un letto, nuda, dal cui braccio a penzoloni spunta un mandolino. La rappresentazione riprende il dettaglio dell’opera “Odalisque alongée” di Balthus, pittore francese del Novecento, le cui opere ritraevano per la maggior parte giovani donne all’interno di un contesto erotico, mostrando l’esistenza della sessualità infantile; una tematica che può sconvolgere, ma che esiste e in quanto tale va mostrata.

Ed è proprio quello che fa Ireland con la sua Jolene mostrandoci, fin dai primi minuti, la ragazza, neo sposa 15enne con Mickey, un giovane operaio anch'egli orfano, ma cresciuto dagli zii Kay e Phil. La giovane età del marito e la sua inesperienza, la porta ad avvinarsi proprio a Phil, una figura adulta con il quale si sente protetta, come se potesse farle da padre oltre che da fidanzato e con il quale assaporerà il vero coinvolgimento sessuale, ricordandoci una Lolita moderna. Dopo aver causato scompiglio in famiglia, continua per lei il percorso di crescita e non solo, prima con l'internamento in un manicomio giovanile, poi in un viaggio on the road costretta a fuggire da situazioni pericolose ed ingarbugliate. È cosi che si sviluppa la trama del film, fra cambi di scena e di stile di vita repentini, dal negozio di tatuaggi del suo secondo marito, dai locali di lap dance (dove ci ricorda Jessica Rabbit) alle braccia del ricco e facoltoso Sal per ripiombare tra quelle del giovane rampollo Brenton.

Jolene è un'odissea ricca di sventure ed avventure, che termina con un'epifania, l'evoluzione è il motore dell'azione, la linfa del film stesso. Essa va di pari passo con la crescita di questa giovane donna, gli errori la irrobustiscono, la fortificano e non la piegano mai. Ed è proprio con questo finale, sapientemente ambientato ad Hollywood, che capiamo quanto il film sia profondamente Americano. La ragazza, ormai donna matura, ha avuto la capacità di reinventarsi, di crearsi una nuova vita ogni volta per arrivare ad un suo scopo e lasciandoci con un interrogativo: quale sarà la prossima Jolene? Una diva del cinema, diverrà la persona che, finalmente, tutti rispettano o questo accadrà solo nella sua mente? La scena finale, infatti, ci mostra un flashforward che possiamo interpretare come una fantasia o una previsione di quello che accadrà alla protagonista.


Dan Ireland ha affrontato con delicatezza e allo stesso tempo senza peli sulla lingua, un tema spesso nascosto agli occhi della gente, quello degli abusi, dei maltrattamenti e della difficoltà di essere donna. Ciò che traspare infatti è la bellezza, che alcune volte sembra diventare un'arma a doppio taglio, ma ancora di più che prima di un uomo è importante che la donna ami se stessa, che riesca a realizzare i proprio sogni. Si può però, al tempo stesso, muovere una critica al regista nel dipingere il mondo degli uomini, intesi come esseri maschili, nel modo più brutale possibile. Non c’è niente di positivo in nessuno dei fidanzati di Jolene, sembra non esserci speranza per il genere maschile, che vuole essere predominante relegando le donne ad un ruolo di comparsa nella coppia, coloro le quali devono accettare di non essere le uniche e di fare da incubatrici e niente più.


Per quanto si possa gridare al femminismo più estremo, è giusto far passare il genere maschile nel modo in cui Ireland fa? Probabilmente no, ma l'intento del regista forse era quello di dipingere una ragazza/donna costretta a maturare in fretta, macchiando la propria purezza e l'uomo visto nella sua virilità esercitando il proprio potere era il modo migliore per esaltarla. Allo stesso tempo, poi, offre un piccolo quadro, con Cindy l’amante di Jolene a 17 anni, di come anche le donne possano essere possessive, non permettendo alla protagonista nemmeno di affacciarsi alla finestra. Quindi anche se il film propone il girl power, in minima parte riesce ad essere democratico, mostrandoci proprio come è nella natura dell’essere umano essere imperfetto, maschio o femmina che sia.

Pellicola intensa, che entra dentro, lo spettatore si emoziona, si fa coinvolgere dall'esuberanza di Jolene fino a soffrire insieme a lei, Jessica Chastain non poteva che essere ancora una volta adatta, dimostrando grandissima versatilità, la medesima che corre in parallelo la protagonista nel viaggio alla realizzazione di sé.


 

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