martedì 18 giugno 2013

Zero Dark Thirty (recensione)

Trama. Maya (Jessica Chastain) è un' agente della CIA, che dalla sede americana viene mandata ad Islamabad per catturare Osama Bin Laden e aiutare a strappare alcune informazioni ai terroristi arrestati. L'agente Dan (Jason Clarke) affinacherà la donna all'inizio, fino a condurre da sola alcuni interrogatori nella convinzione che un certo Abu Ahmed sia la chiave per scovare il terrorista numero uno. Osteggiata da alcuni uomini che non la credono capace, si ossessionerà al caso, arrivando però ad una svolta epocale.


 


Recensione della nostra corrispondente Alis

Zero Dark Thirty, più precisamente mezzanotte e trenta minuti, è questa l'ora clou, il minuto esatto in cui i militari super addestrati, i Navy Seals, sono penetrati nel covo-fortezza dove si presumeva abitasse il ricercato numero uno dell'intero globo, Osama Bin Laden.
A guidare la squadra di uomini tutti d'un pezzo, Maya, un'agente governativa che nella realtà ha contribuito in prima persona, arrivando ad ossessionarsi al caso, a scovare l'assassino conosciuto in tutto il mondo, lì dove molti altri come Joseph Bradley, capo della CIA ad Islamabad, non erano stati in grado. Avvincente sin dall'inzio, con una Maya inesperta ed impaurita, il film ruota attorno alle sue idee, in special modo a quella che la chiave di tutto sia un certo Abu Ahmed, un corriere della droga, diretto messaggero fra Bin Laden e uno dei suoi più fidati collaboratori.

 La regista spiazza lo spettatore fin dai primi minuti, mostrando una di quelle scene di barbarie fisica tanto criticate da tutti. Questo per mostrare ciò che il Presidente degli Stati Uniti ha sempre negato, ma ci riesce restando oggettiva, non volendo accusare né dire se ciò che si faceva in segreto era giusto o sbagliato, ponendo allo spettatore il compito di pensarci su. La ricerca dell'agente Maya si sposta fra l'Afghanistan, il Pakistan e Langley, sede centrale della CIA. Ad aiutarla e a far parte di quel team una folta schiera di uomini, chi crede in lei e chi meno. Il suo primo sostenitore è Dan, interpretato da un bravo Jason Clarke visto in ''Lawless'', colui che la introduce fin da subito nel polveroso e sadico mondo della tortura e del recepire informazioni tramite favori e privilegi. La ragazza reclutata alla fine del college, si dimostra inizialmente turbata, poi pian piano si abitua e nei pochi mesi che trascorre lì, impara a tirare fuori i cosidetti, a farsi rispettare e ordinare le torture in prima persona.
 
I suoi lineamenti delicati diventano sempre più marcati, nel corso del film.  La stanchezza, l'ossessione nel provare a tutti che non si sbaglia, che Abu Ahmed è la chiave di tutto, la indeboliscono fisicamente, ma in cuor suo sa che deve arrivare ad una svolta: è l'unico modo per poter fermare l'ondata di attentati.

Un'altra donna fa parte della squadra, Jessica, una veterana, la versione ormai esperta di Maya, la sicurezza che ha acquisito nel corso degli anni le sarà però fatale, perché accogliendo uno dei testimoni vicini ad Al Queida a Camp Chapman, inavvertoatamente lascierà che questo terrorista, in nome di Allah Akbhar, uccida lei e i suoi collaboratori in un attentato kamikaze. Dopo questo terribile fatto, la sete di vendetta si impossessa di tutti, Maya in particolare, ma anche di uno dei capi di Langley, George Wright, che dichiara a tutti di voler morto Bin Laden e i suoi discepoli sostenitori. Si entra così nella seconda parte del film ancor più ritmata ed eccitante, che lascia esterrefatto lo spettatore, lo tiene incollato alla sedia e lo rende ancor più partecipe delle operazioni segrete. Maya è sempre più protagonista, detta legge, si dimostra capace, dura e sicura di sé, tant'è che anche il direttore della CIA, sembra essere interessato alla sua opinione, ritenendola migliore e più sveglia dei suoi colleghi uomini. Una missione per il mondo, per gli americani e una sfida con se stessa, Maya riuscita a convincere e a far entrare in azione i Navy Seals, è ormai ad un passo dalla vittoria.

I canarini, i suddetti militari, pronti ad atterrare con i loro aerei ed usare le armi a loro disposizione per sorprendere ed uccidere Osama Bin Laden, sono però i veri protagonisti dell'ultima mezz'ora. A missione conclusa e compiuta tutti possono tirare un sospiro di sollievo, anche il pubblico lo può fare, ma il primo piano del volto di Maya, con una lacrima che le riga il volto, senza una metà da raggiungere, fa provare anche un'enorme malinconia oltre che sollievo.

In quel volto è racchiusa l'intera realtà della storia e del film, iniziato emotivamente con le registrazioni delle chiamate di alcune vittime dell'11 settembre 2001 e conclusosi con la fragilità di quest'agente dimostratasi forte contro tutti, che non ha mai abbassato la guardia.

Nonostante tutte le polemiche mosse contro la regista, lo sceneggiatore e sulla costruzione e le immagini di tortura e uccisione barbara, che non hanno fatto altro che accrescere l'interesse del pubblico, Zero Dark Thirty è dotato di drammaticità, tensione, realismo, e grande coraggio e determinazione, tutte caratteristiche insite nel comportamento di Maya, che hanno dato vita ad un miscuglio di emozioni e sensazioni capaci di rendere partecipe lo spettatore in prima persona. E' proprio questa la forza del film, che vivendolo soggettivamente, fa accantonare al pubblico stesso tutte le preoccupazioni e l'etica politica ed istituzionale, tanto criticata da tutti. Ciò che sicuramente rimarrà allo spettatore sono le emozioni intense che il film da sin dall'inizio. Quelle che si imprimono nella mente e non lo faranno mai dimenticare, grazie alla sua potenza visiva e morale.




Commento al film di Dany
 
La cattura di Bin Laden è stato un momento storico importante e decisivo par la vita degli americani e non. Ma non è stato un punto di arrivo, bensì un momento di transazione e di emozioni personali più o meno condivisi o condivisibili e che hanno lasciato un segno tangibile e inevitabile. Ma che alla fine lascia un dubbio: è davvero questo tipo di vendetta quello di cui si aveva bisogno? 
 
 
Tutto questo Kathryn Bigelow ce lo fa vivere attraverso il personaggio di Maya.interpretato da una Jessica Chastain convincente, ammirabile e solenne, che ci accompagna per ben 2 ore e mezza di film, in un mondo duro, violento, pieno di ideali per i quali si crede e si combatte. Una caccia all'uomo avvincente e irrefrenabile e visto come obiettivo comune. Ma questa pellicola ci lascia soprattutto liberi di interpretare il nostro finale e quello di Maya, che nell'ultima scena (e domanda), racchiude un emozione che ti trascina e ti lascia con un vuoto straziante.Il tutto racchiuso nell'emozione del momento privato di Maya, che fa male e che fa riflettere.

 

 



 

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