mercoledì 14 gennaio 2015

A Most Violent Year (recensione)

Trama. Un thriller ambientato a New York City durante l'inverno del 1981, statisticamente uno degli anni più violenti nella storia della città. Il film segue la vita di un immigrato e la sua famiglia che tenta di espandere i propri affari, ma viene trascinata in un vortice di violenza e corruzione che minaccia di distruggere tutto quello che ha costruito. [da ComingSoon]












Recensione di Sara

Film complesso, lontano dai soliti cliché cinematografici, intenso, violento su diversi strati, che si digerisce lentamente e anche con difficoltà, ma che alla fine ti lascia qualcosa sullo stomaco difficile da ignorare. E allora o lo butti fuori o cerchi di mandarlo giù e, in ognuno dei due casi, il ricordo rimarrà vivido.

Questo è A Most Violent Year, terza prova alla regia di J.C. Chandor, un autore di talento e poliedrico e che con questa pellicola dimostra di aver raggiunto la sua maturità artistica. 

If I can make it there, I'll make it anywhere It's up to you, New York..New York

Quand Frank Sinatra cantò per la prima volta questa canzone, mai avrebbe creduto che un testo del genere avrebbe perfettamente calzato su una pellicola del 2014, in maniera assolutamente perfetta, ma è così. La New York ritratta da Chandor è una giungla, dove si deve lottare per arrivare al giorno dopo, dove proprio questo giorno diventa un giorno regalato, ma dipende da te, proprio come dice la canzone. E i mezzi per riuscirci sono dei più disparati, tra cui la corruzione, l'illegalità e, ovviamente, la violenza.

Una violenza che Chandor descrive in diversi strati e sotto forma di matrioska: violenza interna all'essere umano stesso, violenza che si propaga nel nucleo famigliare, violenza nel lavoro e nella città, ad effetto domino.

Abel è una persona che nell'anno più violento che New York abbia mai vissuto, si rifiuta di far entrare questa violenza nella sua vita, ma non può combatterla: si insinua sotto la sua pelle ed esplode negli occhi della moglie Anna, maggiormente incattivita dalla realtà. E' lei a portare i pantaloni, pronta ad essere la mantide religiosa e fare a pezzi chi è lì a distruggere il business di famiglia. Il personaggio interpretato da un misurato e soddisfacente Oscar Isaac è un idealista che vive il sogno americano, macchinato alle spalle dal personaggio di una fantastica Jessica Chastain che, anche se non sfruttata al 100%, riesce ad imprimersi nella memoria con alcune scene davvero intense.

Chandor poi opera attraverso una regia attenta ed indagatrice, molte volte voyeur delle discussioni dei protagonisti, alla quale si unisce una fotografia affascinante, fredda, che rispecchia l'anima della pellicola e che gioca su chiaro scuri angoscianti, che ben sottolineano come, in qualsiasi persona, aleggi un ombra.

A Most Violent Year è un film davvero complesso che spinge lo spettatore a raschiare il fondo assieme ai suoi protagonisti, una discesa nei gironi dell'inferno dove Abel-Dante cerca di rivedere le stelle grazie a Anna-Virgilio e nel frattempo ci porta a conoscenza delle sue difficoltà e dei suoi struggimenti di essere corretto in un mondo che, per sopravvivere, vuole tu sia il contrario.
 
 

"You’ ve been walking around your whole life like this all happened because of your hard work, your good luck, your charm. Mister fucking american dream! And wasn’t your good luck helping you out all those years. It was me!"
 
 
 

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