domenica 30 novembre 2014

Salomé (recensione)


Trama. Nel palazzo di Erode Antipa  si sta svolgendo un  banchetto. Fuori c'è una cisterna dove il tetrarca ha fatto rinchiudere il profeta Iokanaan.  Salomé, figliastra di Erode, allontanatasi dal banchetto, è incuriosita dall'uomo e ne chiede la liberazione alle guardie per potergli parlare. Giungono in seguito sulla terrazza anche Erode e la moglie Erodiade.  Iokanaan non perde tempo nel maledire il comportamento libertino di Erodiade, la quale è offesa dalle accuse e dalla mancata difesa da parte del marito. Erode è troppo preso dalla bellezza di Salomè per darle retta, e le chiede di danzare per lui, offrendosi di esaudire qualsiasi suo desiderio. Ma il desiderio non sarà quello che il sovrano si aspetta.



Recensione di Sara

Devastante, limpida come un raggio di luna, fuori dagli schemi, folle. Aggettivi che ben si associano al personaggio di Salomé, interpretato da Jessica Chastain, ma anche all'opera del 2011, uscita solo in edizione britannica dvd e diretta da Al Pacino.

Un film che, basandosi su un racconto biblico ben noto, porta alla luce argentea i risvolti psicologici, in particolar modo della protagonista. Si dice, spesso, che andare a teatro non è la stessa cosa di andare al cinema, che le emozioni che trasmette un linguaggio che vive dell'hic et nunc sono unici. Ed è vero, ma proprio Salomé è quell'eccezione che conferma la regola. Al Pacino riesce, infatti, a regalarci un teatro filmato che porta lo spettatore ad essere esattamente dietro all'occhio della macchina da presa, a vivere in prima persona, lì in mezzo al palco, queste interpretazioni che rasentano la perfezione.

 

C'è qualcosa d'inspiegabile in quello che Salomé riesce a smuovere dentro, un qualcosa di assolutamente irrazionale che, grazie anche ad un interpretazione sublime e crescente della Chastain,  si sviluppa pian piano all'interno dello spettatore. Ci si ritrova, infatti, alla fine, spiazzati, distrutti, sconfitti dalla potenza delle parole e dei gesti, quasi senza fiato per quella storia piena di peccato, quanto di amore malato, di follia.

L'occhio dello spettatore, essendo cinema, è guidato, non può soffermarsi dove vuole lui, ma i primissimi piani enfatizzano tutto quello che, anche dalla prima fila della platea, non riusciremmo a cogliere con questa pienezza. E se Salomè danza sul sangue dell'amato, altrettanto la recitazione di Jessica Chastain danza con forza sul nostro cuore e sulla nostra mente, imprimendosi come mai prima d'ora (nonostante, la sua carriera, sia cosparsa di ottime interpretazioni a partire dal semi sconosciuto Jolene). Nella sua interpretazione, così come in quella di Al Pacino, c'è qualcosa di primordiale, di classico e di originale, d'istintivo, di pancia come di cuore. Ogni parola non viene solo pronunciata ed enunciata, ma vissuta, passa tra le vene, attraversa il cuore e poi esce dalla bocca portandosi con sé una fortissima carica emotiva.

Salomé si concentra in un'ora e venti minuti eppure se ne esce soddisfatti tanto quanto distrutti, in un'opera di grandissimo valore artistico che meriterebbe di essere vista nelle scuole, non solo di recitazione.

 
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