domenica 9 marzo 2014

La madre (recensione)

Trama.  Le sorelle Victoria e Lily spariscono senza lasciare traccia.  Un giorno, cinque anni dopo, le bambine vengono ritrovate vive in una casa abbandonata nel bosco e lo zio Lucas, insieme alla fidanzata Annabel, decide di portarle a vivere con lui.




 


Recensione di Sara 

Cerco di affrontare ogni film come se fosse un dramma” dichiara Jessica Chastain a proposito del suo approccio ai personaggi e, anche in questo caso, non sbaglia perché in questa pellicola, oltre ad esserci le evidenti premesse horror, non mancano i risvolti drammatici/psicologici inaspettati. La Madre, tratto dal cortometraggio Mamá (2008) dello stesso regista Andrés Muschietti , racconta la storia di due bambine, prese in custodia dallo zio Lucas (Nikolaj Coster-Waldau) e della fidanzata Annabel (Jessica Chastain), dopo essere misteriosamente sopravvissute ad un padre che ha ucciso brutalmente la madre e poi si è tolto la vita. Le due potranno ricominciare la loro vita in una nuova casa, ma qualcosa le aspetta nel buio per metterle a letto.

  

L’amore sottratto troppo presto, sia alle figlie che ad una madre, sono il tema centrale di questo film che colpisce come un pugno nello stomaco lo spettatore che si ritrova davanti un qualcosa che trascende i soliti canoni di genere e possiede quel quid in più. Perché quello che vediamo fa presa sulle nostre insicurezze, sulle paure inconfessabili, su quello che da piccoli ci faceva più terrore e che è rimasto nelle profondità della nostra psiche. Annabel rappresenta l’istinto materno in contrapposizione con la vera mamma, un qualcosa che risiede nella notte dei tempi e che nemmeno la morte riesce a fermare.


 La regia di Muschietti, che ha conquistato la fiducia del produttore Guillermo del Toro, non è mai sopra le righe, nonostante, a volte, scivoli nella convenzionalità della messa in quadro della storia, dilatando quello che si è visto nel suo cortometraggio in scene forse fin troppo simili. Riesce, però, a giocare con i generi, dal drammatico all’horror passando per il thriller, con una semplicità, che può essere punto di forza quanto di debolezza, ma senza mai far perdere di vista l’obiettivo dell’opera: far presa sul nostro inconscio. Ed è in una scena straziante, di un abbraccio che indica un addio, che troviamo una presa di coscienza di quello che poteva essere e non sarà, che capiamo quanto La Madre non sia solo un film di genere, ma qualcosa di più.

In due parole: La madre non è un film horror come gli altri, ci sono dei risvolti, drammatici e psicologici, interessanti nella sceneggiatura che permettono di sorvolare le, forse troppe, semplificazioni registiche. Se siete fan del genere è imperdibile, per gli altri dategli una possibilità.

 

 
 

Nessun commento:

Posta un commento