lunedì 29 aprile 2013

Coriolanus (recensione)


Trama. In una Roma immaginaria i cittadini sono in rivolta a causa dell'accaparramento del grano da parte dei nobili. Lo scontento è generale e la ribellione vicina anche a causa dell’evidente disprezzo della plebe da parte del generale Caio Marzio (Ralph Fiennes). Dopo essere uscito vincitore dalla battaglia coi Volsci guidati da Tullo Aufidio (Gerard Butler), viene nominato console, guidato da Menenio, ma i tribuni della plebe non accettano questo affronto e lo costringono all’esilio. Dopo aver vagato per un tempo indefinito troverà rifugio proprio da Aufidio e con lui preparerà la vendetta nei confronti di Roma...






 Recensione di Sara
Ormai è noto a tutti, moltissime tragedie di Shakespeare riscontrano ancora un tale successo e ammirazione per la loro lungimiranza, per essere state scritte secoli fa eppure avere intrinseco qualcosa di attuale. Coriolanus, che vede il debutto alla regia di Ralph Fiennes, è una trasposizione in chiave moderna di una di quelle tragedie del Bardo che difficilmente si studiano a scuola. L’operazione compiuta da Fiennes non è sicuramente delle più semplici: unire un testo fortemente teatrale ad un’impostazione cinematografica, dove solo i primissimi piani sottolineano i monologhi o gli a parte. I dialoghi, soprattutto se visto in originale, non sono di facile fruizione e i sottotitoli in italiano sono altamente necessari per comprendere l’inglese arcaico che il regista assieme allo sceneggiatore John Logan (007-Skyfall, Il gladiatore) hanno deciso di mantenere, utilizzando dialoghi così com’erano stati scritti da Shakespeare. 

Tutto questo gioca sul film come un’arma a doppio taglio; perché se da una parte attira quegli appassionati dei film scespiriani, dall’altra allontana un pubblico medio a cui di fondo la trama potrebbe piacere, ma che fatica a seguirla a causa del tono “aulico” dei dialoghi. Il forte contrasto tra antico e moderno/attuale è in ogni caso uno degli elementi più interessanti dell’intera pellicola che dimostra proprio ciò detto all’inizio: la modernità del testo bardiano. Un popolo in crisi, in disaccordo con chi li comanda, una divisione sempre più netta tra povero e ricco, sono tutte parti di un mondo che si conosce bene. E allora ecco che un’opera dell’inizio del ‘600, diventa un’opera dei giorni nostri, facendoci capire come ciò che il mondo ora sta vivendo, lo hanno passato anche i nostri nonni e i nostri avi prima di loro.


 Caio Marzio, che prende poi il nome di Coriolanus, è un personaggio in cui la distinzione tra gesto e ideale/passione si eclissa in un uomo in cui il scetticismo verso il prossimo è enorme, dove la sua unica fede resta quello di cercare di custodire la sua integrità. Il popolo è affamato , ma Coriolano è affamato di gloria, di battaglie e allo stesso modo la moglie Virginia (Jessica Chastain) è affamata d’amore, di averlo tutto per sé e prova una certa gelosia nel rapporto che ha con la madre Volumnia (Vanessa Redgrave). L’eroe, come ce lo raccontavano i greci, è simboleggiato dal personaggio di Aufidio in grado di avere quella pietas che altri, in quest’opera, non hanno. Lui accetta il suo peggior nemico come nuovo compagno di guerriglia, nonostante sotto nutrisca la voglia di distruggerlo e, anche sul finale, dimostri in quell’abbraccio doloroso e al tempo stesso vittorioso, la grandezza d’animo che appartiene a lui, ma non a Caio Marzio. Quello che la pellicola trasmette è una passione vibrante con cui ogni attore, partendo da Ralph Fiennes, ci abbia messo nel creare un’opera teatrale che non vive dell’hic et nunc del palcoscenico, ma che può continuare a suscitare emozioni grazie ad un rewind ed un play. Coriolanus è un buon film, lento in maniera soggettiva e con delle interpretazioni magistrali di tutti i protagonisti tra cui spiccano Fiennes che con il suo ruolo incute un timore quasi reverenziale da parte dello spettatore e una Vanessa Redgrave che giganteggia su tutti (la scena della supplica, quasi sul finale, è uno dei momenti più belli dell’intera opera).
 

E Jessica? Beh Miss Chastain ha un ruolo secondario, ma quando appare contribuisce in maniera importante alla costruzione della psicologia di Caio Marzio oltre che alla sua ed è incredibile come in pochi frame riesca a far comprendere tutto di Virgilia; dalla sua insicurezza, alla gelosia, alla voglia di diventare forte come Volumnia, di usare più i gesti che le parole, come quel bacio a Caio per farlo rinsavire.
 
Complessivamente, dunque, questa opera prima di Fiennes è ben riuscita, ma sarà il classico film che dividerà i gusti; tra chi lo troverà eccessivamente lento e tra chi ne esalterà le qualità.

 
Trailer
 


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