Trama. Dopo la morte del fratello minore, Jack si ritrova ad incontrare dopo anni il padre con il quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale. L'evento porterà l'uomo a riflettere sulla natura della vita e sullo scopo della vita attraverso flashback sul suo passato e la sua famiglia.

Boiata pazzesca o immenso capolavoro? Difficile giudicare il film di Terrence Malick che ha diviso critica e pubblico; c'è chi pensa che siamo davanti ad un grande cinema e chi, invece, la pensa all'esatto opposto. Io mi trovo nel mezzo. Prima di tutto credo sia necessario uscire dal termine "film" che, per un film del genere, è riduttivo: per capire l'opera del regista bisogna uscire da questa ottica e parlare come si parlerebbe di un quadro, ovviamente in movimento. Più videoarte che film dunque.
La trama è semplice, ma alla fin fine inutile per l'opera stessa: vediamo la crescita di un bambino in una famiglia con un padre autoritario e una madre fin troppo dolce, che affrontano assieme la morte di uno dei fratelli del ragazzino, presumibilmente deceduto in Vietnam.
Il resto è un continuo accostamento di immagini che partono dall'origine del mondo, con tanto di Big Bang e dinosauri e, sinceramente, io sono rimasta incantata a guardare questi "ritratti del mondo" estraniandomi dall'idea che stessi seguendo un film con un percorso narrativo. Il regista, infatti, è molto più contemplativo che descrittivo: induce lo spettatore a diventare osservatore attento, non solo ascoltatore di una vicenda che viene raccontata. Accentua l'uso dei sensi e, appunto, la vista in primis. In rapporto a questo macrocosmo c'è il microcosmo della famiglia e di come soprattutto padre e figlio si amino e si odino, di come si avvicinino e allontanino e di come il piccolo vede il mondo, la natura, gli oggetti che gli stanno attorno. Siamo in una sorta di soggettiva, anche se di soggettiva vera e propria, tecnicamente parlando, non ce n'è.
Quello che Terrence Malick tenta di fare è paragonare l'evoluzione dell'universo con quella del singolo: nel nostro modo di affrontare la vita non ci siamo solo noi, ci sono millenni di crescita dell'essere umano che ci hanno portato ad essere quelli ch siamo inevitabilmente. E non sto parlando solamente di evoluzione tecnologica, parlo anche di evoluzione del cervello che dall'uomo preistorico è cresciuto fino a diventare quello che noi tutti abbiamo.
Fin da subito l'opera ci pone un quesito: scegliere la via della Grazia o quella della Natura? La prima è metaforicamente rapprensentata dal personaggio della madre con le caratteristiche della dolcezza e della comprensione a fare da padrone, la seconda invece dalla figura del padre autoritario e irruento. L'uomo per sopravvivere alla società moderna deve ricoprire dei ruoli, a volte fingere e l'intelligenza del regista sta nel mostrare questo attraverso il simbolo dei dinosauri, dove uno di loro sopravvive perché si finge morto. Ed ecco raccontato in maniera artistica e sicuramente non convenzionale il gioco di ruoli che siamo costretti a vivere ogni giorno, ma che ci viene mostrato esistente già dalla notte dei tempi.
Parlando sempre di simboli e metafore ho trovato meravigliosa la scena in cui il padre accarezza per la prima volta il piede del bimbo appena nato e il parallelo con gli asteroidi che scontrandosi portano alla distruzione sì dei dinosauri, ma alla nascita di una nuova vita ed era. Ed ecco che i genitori diventano queste masse che fondendosi danno origine ad una nuova esistenza esattamente come accade ed è accaduto nello spazio.

Personalmente non mi sono sentita né spiazzata (un po' perché sapevo a cosa andavo incontro) né irritata, ma per quanto penso che sia un buon film credo abbia voluto mettere troppa carne al fuoco e oltre due ore di film di questo genere sono difficili da digerire per chiunque. Per la prima ora mi sono lasciata trascinare da questi simboli e metafore, come una barca in un mare in burrasca, ma dopo il mal di mare a preso il sopravvento anche su di me.
Ambizioso e difficile per chiunque, ma Terrence Malick ha il merito di aver creato qualcosa di nuovo che non si era mai visto e per quello meritevole, nonostante tutto, di visione.
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